LA VENERE DEI PORTI
La Venere dei porti. Mario Sironi 1919. Casa Museo Boschi. Milano
Non ha volto la Venere dei porti ma ha scarpe grosse con il tacco e la fibbia come andava di moda in quegli anni. Sembra un manichino con una gonna bianca lunga che accompagna le sue curve. Lavora al molo, aspetta i marinai quando sbarcano stanchi e desiderosi di stringere un corpo femminile. Non ha volto, ma poco importa, assolve a una precisa funzione sociale.
L’atmosfera notturna cattura chi guarda il quadro, sembrerebbe una scena alla Fassbinder: la Venere è appoggiata a una grondaia sulla banchina dell’angiporto, in lontananza una nave sta facendo le manovre per uscire dalla darsena e guadagnare il mare aperto.
Lei è lì, attende il prossimo carico di merci e di uomini stanchi e vogliosi. Più tardi, avvolta dalle tenebre, con le caviglie gonfie, tornerà verso quella che chiama casa: una cucina con un letto e un tavolo, il cesso in cortile. Quando si alzerà, verso mezzogiorno, varcando la soglia della sua abitazione incrocerà gli sguardi della gente onesta, persone che vivono di poco come lei ma non vendono il proprio corpo e dovrà sopportare anche quel disprezzo. Non possiamo giudicare la Venere dei porti, per qualcuno rappresenta, anche se per pochi minuti, una promessa di paradiso.
Non ha volto la Venere del porto anzi, il suo volto è un elmo, fa parte del mestiere, nessuno la può baciare sulla bocca, nessuno può infrangere la sua solitudine. Sotto quella celata si nasconde una donna che forse ha ancora la forza di innamorarsi, potrebbe esserci il volto di Simone Signoret, musa di un certo cinema francese in bianco e nero, un volto duro ma bellissimo.
Dove si trova l'opera?
Casa Museo Boschi di Stefano | Milano
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